Il Santuario
Il Santuario per i mammiferi marini è un'area marina protetta internazionale creata ai sensi dell’Accordo Pelagos tra Francia, Italia e Principato di Monaco per tutelare un vasto tratto di mare distribuito nelle acque interne italiane, francesi e monegasche, nonché nelle zone di alto mare adiacenti. Per la sua vasta estensione, per la vincolistica e per l'iter istitutivo, il Santuario presenta delle particolarità rispetto alle altre aree marine protette italiane.
Il Santuario per i mammiferi marini (detto anche Santuario Pelagos a seguito dell’Accordo) è inoltre inserito nella lista delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM) prevista dal Protocollo sulle aree specialmente protette e la diversità biologica nel Mediterraneo (Protocollo ASP/BD) della Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera mediterranea (Convenzione di Barcellona).
L’area del Santuario individuata ha una superficie di 87.500 km², interessa 2.022 km di litorale ed è compresa tra la penisola di Giens, in Francia, la costa settentrionale della Sardegna e la costa continentale italiana della Liguria e della Toscana.
I suoi limiti sono i seguenti:
ad ovest, una linea che va dalla punta Escampobariou a Capo Falcone, situato sulla costa occidentale della Sardegna;
ad est, una linea che va da Capo Ferro, situato sulla costa nord orientale della Sardegna a Fosso Chiarone, situato sulla costa occidentale italiana
Il Santuario per i mammiferi marini (detto anche Santuario Pelagos a seguito dell’Accordo) è inoltre inserito nella lista delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea (ASPIM) prevista dal Protocollo sulle aree specialmente protette e la diversità biologica nel Mediterraneo (Protocollo ASP/BD) della Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera mediterranea (Convenzione di Barcellona).
L’area del Santuario individuata ha una superficie di 87.500 km², interessa 2.022 km di litorale ed è compresa tra la penisola di Giens, in Francia, la costa settentrionale della Sardegna e la costa continentale italiana della Liguria e della Toscana.
I suoi limiti sono i seguenti:
ad ovest, una linea che va dalla punta Escampobariou a Capo Falcone, situato sulla costa occidentale della Sardegna;
ad est, una linea che va da Capo Ferro, situato sulla costa nord orientale della Sardegna a Fosso Chiarone, situato sulla costa occidentale italiana
La Storia
L’idea della creazione di un Santuario dei cetacei nel Mediterraneo nacque in seguito a numerosi studi che dimostrarono la considerevole ricchezza di vita pelagica in questa porzione di mare. Il tratto compreso tra Liguria, Provenza e Sardegna settentrionale è interessato dalla straordinaria presenza nei mesi estivi di cetacei di tutte le specie regolari del Mediterraneo, dovuta all'elevata quantità di sostanze nutritive che risalgono dai fondali, grazie a caratteristiche oceanografiche già note connesse al particolare regime di correnti di risalita denominate "upwelling". Tali correnti innescano catene trofiche di rilevante abbondanza e diversità, creando le condizioni ideali per l'alimentazione dei cetacei.
In questa zona sono presenti: balenottere comuni (Balaenoptera physalus) e stenelle (Stenella coeruleoalba), capodogli (Physeter catodon), globicefali (Globicephala melas), grampi (Grampus griseus), tursiopi (Tursiops truncatus), zifi (Ziphius cavirostris), delfini comuni (Delphinus delphis) e foche monache (Monachus monachus).
Nei primi anni ’90 la necessità di tutelare queste specie portò alla presentazione di una proposta da parte del principato di Monaco di istituzione di una zona protetta con il nome di "Progetto Pelagos". Nel marzo 1993, su ispirazione di tale progetto, Italia, Francia e Principato di Monaco firmarono a Bruxelles una Dichiarazione congiunta finalizzata all'istituzione di un Santuario mediterraneo per i mammiferi marini.
La Legge del 9 dicembre 1998 n. 426 ha impegnato l’allora Ministero dell'Ambiente italiano (ora Ministero della Transizione Ecologica) ad avviare l'istituzione dell'area denominata "Santuario dei Cetacei" e a intraprendere opportune iniziative volte ad estenderla alle acque territoriali dei Paesi confinanti e alle acque internazionali. Nel mese di luglio 1999, a seguito di una ulteriore fase negoziale, Italia, Francia e Principato di Monaco giunsero alla definizione del testo dell'Accordo “Pelagos” per l'istituzione del Santuario dei mammiferi marini nel Mediterraneo firmato il 25.11.99 e reso esecutivo nell’ottobre 2001.
Fonte Ministero della Transizione Ecologica
In questa zona sono presenti: balenottere comuni (Balaenoptera physalus) e stenelle (Stenella coeruleoalba), capodogli (Physeter catodon), globicefali (Globicephala melas), grampi (Grampus griseus), tursiopi (Tursiops truncatus), zifi (Ziphius cavirostris), delfini comuni (Delphinus delphis) e foche monache (Monachus monachus).
Nei primi anni ’90 la necessità di tutelare queste specie portò alla presentazione di una proposta da parte del principato di Monaco di istituzione di una zona protetta con il nome di "Progetto Pelagos". Nel marzo 1993, su ispirazione di tale progetto, Italia, Francia e Principato di Monaco firmarono a Bruxelles una Dichiarazione congiunta finalizzata all'istituzione di un Santuario mediterraneo per i mammiferi marini.
La Legge del 9 dicembre 1998 n. 426 ha impegnato l’allora Ministero dell'Ambiente italiano (ora Ministero della Transizione Ecologica) ad avviare l'istituzione dell'area denominata "Santuario dei Cetacei" e a intraprendere opportune iniziative volte ad estenderla alle acque territoriali dei Paesi confinanti e alle acque internazionali. Nel mese di luglio 1999, a seguito di una ulteriore fase negoziale, Italia, Francia e Principato di Monaco giunsero alla definizione del testo dell'Accordo “Pelagos” per l'istituzione del Santuario dei mammiferi marini nel Mediterraneo firmato il 25.11.99 e reso esecutivo nell’ottobre 2001.
Fonte Ministero della Transizione Ecologica
Azioni nel Santuario per i mammiferi marini
- rafforzare la sorveglianza all'interno del santuario
- intensificare la lotta riducendo l’impatto contro tutti i tipi di inquinamento che vengono da fiumi, idrocarburi e sostanze trattate nei porti
- regolamentare le attività di whale-watching
- limitare o vietare le competizioni di mezzi veloci a motore
- vietare le catture deliberate e le turbative intenzionali
- vietare, a decorrere dall'anno 2002, l'uso della rete derivante fra gli strumenti di pesca professionale
- regolamentare l'uso di nuovi sistemi di pesca